Da Sod a Sod, dodici mesi dopo. Ne ha fatta di strada Confiscati Bene. Il progetto per la trasparenza sui beni confiscati alla criminalità e il monitoraggio sul loro riutilizzo sociale è stato arricchito di nuove proposte nel corso del terzo raduno di Spaghetti Open Data, svoltosi a Bologna dal 27 al 29 marzo 2015. Un anno dopo l’hackathon che di fatto aveva lanciato l’idea di aprire i dati sui patrimoni sottratti ai mafiosi e non solo, sono tornati a riunirsi civic hackers, giornalisti, sviluppatori, geomatici e grafici, che hanno lavorato a sei tavoli e ad altrettante proposte.

Le principali novità presentate al termine dell’hackathon hanno riguardato la realizzazione di un questionario per il sito di Confiscati Bene, per raccogliere i dati secondo lo schema costruito con Libera e Monithon, due realtà con cui stiamo lavorando a un approfondito censimento sui beni confiscati in Italia.

Un altro tavolo si è occupato dello scraping delle informazioni dalla sezione Amministrazione Trasparente dei Comuni, dove spesso sono contenuti anche i dati sui beni confiscati. Nella maggior parte dei casi si tratta di file in formato Pdf, su cui si può intervenire con Tabula per estrarre informazioni utili sul riutilizzo degli immobili. Il primo passo è stato lanciare una query Google search con alcune combinazioni di parole chiave, per poi ripetere l’operazione per l’intero elenco dei comuni italiani.

In assenza di aggiornamenti da parte dell’Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati, ci siamo concentrati sui decreti di destinazione, gli unici dati aggiornati che vengono caricati sul sito, secondo quanto ci è stato riferito dai vertici dell’ANBSC. Un gruppo di lavoro si è occupato dello scraping a mano dei decreti di destinazione di Emilia Romagna e Lombardia, estrapolando interessanti informazioni circa la data di sequestro, la data di confisca definitiva, la data di destinazione (in modo tale da calcolare il tempo trascorso tra i vari passaggi), l’autorità giudiziaria che ha disposto sequestro e confisca (per risalire al distretto giudiziario da cui era partita l’inchiesta). Inoltre, ove indicato e non coperto da ‘omissis’, nei decreti di destinazione sono contenute informazioni sui destinatari dei provvedimenti, sugli indirizzi dei beni, sulle particelle catastali; dettagli, questi, utili ad arricchire i dati già raccolti nella prima fase di Confiscati Bene.

Il gruppo “geo” si è occupato di esaminare le informazioni fornite dai geoblog di Libera sulla distribuzione territoriale dei beni confiscati. E’ emerso che il Comune di Napoli e la Regione Piemonte forniscono gli unici elenchi completi di indirizzi e coordinate geografiche, che sono stati elaborati in shapefile attraverso QGIS (per capire quali sono le informazione di qualità minime sui beni e quali dati di base territoriali sono necessari per associare i dati su un bene immobile alle sue coordinate cartografiche).

Lorenzo Perone ha intavolato con Marianna Bruschi del gruppo GE Local una discussione su un possibile modello di tagging degli articoli riguardanti il tema delle confische, che potrebbe essere poi arricchito in maniera progressiva dagli utenti (da noi!) per costruire una sorta di racconto permanente sui beni confiscati, valorizzando notizie provenienti da fonti qualificate (appunto, i quoditiani locali del Gruppo l'Espresso).

Infine, dalle relazioni semestrali della Direzione investigativa antimafia dal 1998 al 2014 abbiamo cominciato ad estrarre dati sulla presenza dei clan per città e per singoli quartieri oltre ai resoconti sulle misure patrimoniali richieste dalla Dia. Lo scraping è stato una mission quasi impossible, visto che tali documenti sono stati rilasciati in un formato Pdf da immagine. Sui sequestri alla mafia nel primo semestre 2014 abbiamo realizzato una mappa in CartoDb in cui sono riportati il valore degli immobili e delle aziende sottratti alla criminalità, il clan di appartenenza, il comune in cui ricade il bene.