Sono oltre 10.600 i beni sottratti alla mafia e già restituiti alla collettività. Lo dicono i nuovi dati dell’Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati, aggiornati al 31 dicembre 2016.

Li pubblichiamo oggi, in una giornata che segna il ricordo di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli uomini della sua scorta uccisi nell’attentato di Capaci del 23 maggio 1992. Venticinque anni fa Cosa Nostra uccideva uno dei principali artefici del sequestro dei beni ai criminali, un magistrato che fin dal 1983 diede esecuzione alla legge Rognoni-La Torre, che introdusse il reato di associazione mafiosa e le misure di prevenzione patrimoniale. Giovanni Falcone fu il fautore del “follow the money”, “segui i soldi”, e cominciò ad aggredire i patrimoni illeciti. Cominciò dalla tenuta di Suvignano, in Toscana, sequestrata a un prestanome di Cosa Nostra. Passando a sequestri per centinaia di miliardi di lire a 240 boss della mafia, firmati nel 1985 con il pool di giudici istruttori che comprendeva Paolo Borsellino, Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello.

Da alcuni mesi è online il nuovo portale “Open Re.G.I.O.”. Si tratta di una piattaforma voluta dall’ANBSC e definita dalla stessa “un nuovo modo di fare amministrazione nella custodia, gestione e destinazione dei beni confiscati”.
Finalmente vengono pubblicati i dati disaggregati con dettaglio comunale e in particolare sono previsti i dataset relativi a:

  • Immobili in confisca non definitiva;
  • Immobili in gestione
  • Immobili destinati
  • Aziende in gestione
  • Aziende destinate
  • Procedure in gestione

“Sono previsti” poiché attualmente i dati completi di tutte le regioni, aggiornati al 31 Dicembre 2016, riguardano gli immobili destinati, le aziende destinate e le procedure in gestione. Nei restanti dataset alcune regioni non sono attualmente presenti.

Gli immobili confiscati e destinati

Si tratta dei beni immobili confiscati in via definitiva che escono dalla gestione dell'ANBSC per essere destinati con apposito decreto. Possono quindi essere alternativamente trasferiti al patrimonio degli enti territoriali, mantenuti al patrimonio dello stato, venduti, distrutti/demoliti.

Alcune evidenze:

  • Sono in totale 10.675 i beni immobili già destinati in Italia;
  • La sola Regione Sicilia ne conta 4.298, che aggiunti a quelli delle altre regioni meridionali di Calabria, Campania, Puglia e Basilicata vanno a rappresentare l’81,3% del totale dei beni destinati;
  • Palermo è il comune con il maggior numero di beni (1.573), Segue Reggio Calabria (286). Quarta tra le città italiane e prima tra le settentrionali è Milano, con 217 beni;
  • I beni sono distribuiti sul territorio per un totale di 879 Comuni interessati. Gli enti locali destinatari di almeno un bene sono 782, ma solo 195 ne posseggono un numero superiore ai 10. 8.237 è il numero di beni trasferiti al patrimonio dei Comuni.
  • Circa il 60% dei beni è rappresentato da Unità Immobiliare per uso abitazione o assimilabile mentre circa il 30% da terreni;
  • Poco più del 35% dei beni è stato destinato tra il 2013 e il 2016.

Analizzando la quantità di beni destinati nel tempo, emerge che il picco si è registrato nel 2015, con la destinazione di 1735 beni. Un’eredità lasciata dal direttore uscente Umberto Postiglione, che dal 1 maggio è stato sostituito dal prefetto Ennio Mario Sodano.

Su Open Re.G.I.O. il dataset dei beni confiscati destinati presenta attualmente un deficit di informazioni sull’ubicazione di 91 immobili. Non viene indicato il Comune in cui si trovano, mentre tutte le altre caselle sono compilate correttamente. L’assenza di dati è stata segnalata anche da alcuni studenti e giornalisti che avevano scaricato i dataset per scopi giornalistici o didattici.
Segnalata la mancanza, ANBSC ha prontamente comunicato che presto risolverà e nel frattempo ce li ha fatti pervenire.

Abbiamo così deciso di ripubblicare qui su Confiscati Bene i dataset con delle (piccole) modifiche e integrazioni, tra cui:

  • Per i beni immobili destinati è stata aggiunta una colonna, con il codice ISTAT del comune in cui ricade il bene (verrà fatto a breve su tutte le risorse);
  • Sono stati corretti alcuni nomi di comune (qualche problema con alcune accentate) e/o modificati per adattarli ai cambiamenti di nome attuali (invieremo queste note a ANBSC);
  • Sono stati pubblicati anche in formato Data Package, per rendere disponibile una versione più Machine Readable;
  • Sono state integrate le informazioni mancanti sui nomi dei comuni (vedi sopra), grazie al dialogo con con ANBSC.

Il dialogo con l’ANBSC

Fin dal lancio di Confiscati Bene, è stato avviato un dialogo con l’Agenzia nazionale beni confiscati. Perché il progetto civico non si pone in concorrenza o contrapposizione con quello istituzionale, ma punta ad arricchirlo con le informazioni che provengono dal basso, dagli enti gestori e dai cittadini.
Il confronto fu inaugurato con un’intervista al direttore Umberto Postiglione, in carica dal giugno 2014, sul blog del sito. In quella occasione, rispondendo a domande sul perché non fossero disponibili tutti i dati sull’enorme patrimonio pubblico di beni confiscati, il prefetto raccontava le difficoltà nella gestione, i ritardi nelle comunicazioni da parte delle autorità giudiziarie, le carenze di personale, la burocrazia. Da allora sono passati due anni e mezzo e di passi in avanti, almeno sul tema della trasparenza e dei dati “quasi” aperti, ne sono stati fatti.
Fino al 2014 l’Agenzia pubblicava dati che scendevano al massimo al dettaglio comunale, quindi senza indirizzi, in un database navigabile che con un’attività di scraping costituì la base di Confiscati Bene “Versione 1”. I risultati di quel lavoro furono presentati all’hackathon di Spaghetti Open Data.

Poi nel 2015 il buio: l’Anbsc spense quel database e lo sostituì con due tabelle in formato immagine, relative a immobili e aziende.

Cosa è accaduto? “Dateci tempo”, dicevano dalla sede di via Ezio, a Roma. Si stava mettendo in piedi, appunto, il portale Open Regio che oggi rappresenta un buon punto di partenza per promuovere trasparenza e monitoraggio civico sui beni confiscati, visto l’arricchimento delle informazioni con le date della sentenza definitiva (utile per calcolare i tempi per la destinazione) e, soprattutto, con gli indirizzi degli immobili. Altra peculiarità del nuovo sito è che i dati sui beni destinati vengono aggiornati con una periodicità di due mesi e quelli sui beni in gestione quasi in tempo reale. L’Agenzia, quindi, ha accolto le richieste sottoposte da onData e Libera, in primis, sia tramite mail che in occasione di riunioni, riconoscendo la necessità di essere trasparenti in un settore delicato, come quello dei beni sottratti alla criminalità e destinati al riuso sociale o comunque a fini pubblici.

Le note dolenti

Fin qui il plauso a una iniziativa che, stando alle parole del direttore Postiglione “è stata realizzata quasi a costo zero, a parte le spese di manutenzione del sito”, dalla società Edilcom Servizi Srl di Palermo. Ed ecco i punti in cui il progetto appare più carente e sui quali onData ha richiesto un ulteriore sforzo all’Agenzia:

  • Manca l’indicazione della licenza per l’utilizzo dei dati, motivo per il quale non può parlarsi di Open Data. Nel progetto a lungo termine - ma manca un riferimento chiaro alla data di lancio - c’è la previsione di inserire una licenza Italian Open Data Licence v2.0, indicata da Agid.
  • Mancano i metadati, sia per i beni in gestione che per quelli destinati. Anche su questo punto, dopo le nostre sollecitazioni, l’Agenzia ha preso impegni ad una maggiore esplicitazione.

Confidiamo che per entrambi i punti si arrivi comunque presto a una soluzione.

Il cambio di passo è evidente e questo ci stimola nel continuare questo percorso inizato anni fa. Per noi è invece il primo passo pubblico di una nuova fase di questo progetto: Confiscati Bene 2.0, frutto della collaborazione tra onData e Libera, finanziato dalla Fondazione Tim. Presto ne saprete di più.

Credit Photo: Flickr/Francesco Gazzola