Nel 2013 solo Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni rimaste immuni da minacce di tipo mafioso ai danni degli amministratori pubblici; la regione più colpita è la Puglia con 61 eventi di questo tipo; segue a breve distanza la Sicilia con 59. Ai piedi di questo poco invidiabile podio troviamo la Calabria con 53. A seguire Campania, Sardegna e Lazio. La classifica delle province vede in testa Palermo (22 eventi), e a seguire Cosenza (18), Taranto e Reggio Calabria (14) e Foggia (13). Sono i dati di Avviso Pubblico (associazione che collega gli enti locali per la formazione civile contro le mafie) raccolti nella ricerca "Amministratori Minacciati 2013", sui quali è stato fatto scraping ("grattare") e un lungo lavoro di ripulitura, ristrutturazione ed arricchimento da parte degli studenti del Laboratorio di Data Journalism dell'Università di Bologna.

[UPDATE - Questo post è stato citato in un articolo de Il Tirreno]

Dall'analisi emerge poi che anche regioni del Nord come Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna riportano un discreto numero di eventi (da 9 a 7) anche se il fenomeno è certamente più diffuso al Sud. Palermo, Napoli e Bari sono i capoluoghi di regione più soggetti a situazione di questo genere e attraverso lo studio dei dati si può dedurre che la mafia si muova più frequentemente nei piccoli comuni. È importante notare che il numero di episodi, seppure esiguo, verificatosi in provincia di Torino si equivale al numero di episodi di alcune province del Sud. In conclusione il numero degli avvenimenti è considerevole ma nulla esclude che nel territorio italiano si siano verificati altre vicende a noi non noti perché non denunciati.

La maggior parte delle minacce avviene nei comuni di provincia, piuttosto che nelle città provincia stesse, ed è rivolta con maggiore frequenza ai sindaci o a loro collaboratori. Se il comune maggiormente colpito è Palermo, in vettà alla classifica però troviamo anche Vibo Valentia e Lipari. L’atto intimidatorio si esplicita in molti casi con auto e abitazioni incendiate o danneggiate, in altri casi vengono colpiti anche uffici comunali o luoghi istituzionali.

Tra gli episodi spuntano vere e proprie intimidazioni mafiose: è il caso della lettera ricevuta in agosto dal presidente della Commissione anticorruzione del Molise Vincenzo Musacchio, in cui si legge: “Se continui a parlare finisci sotto terra, hai toccato le persone sbagliate”. Oppure anche dell’irrisolto e conosciutissimo caso dell’incendio doloso alla città della Scienza, dove in una notte la malavita ha distrutto quello che era un gioiello per la città di Napoli.

La mappa mostra:

  • Le province italiani per numero di minacce
  • I marker geolocalizzati dei singoli eventi
  • Risorse

    Fonte dei dati: Report Avviso Pubblico
    Dataset: Scarica i dati

    Nota Metodologica

    Il lavoro di Data Journalism sugli Amministratori minacciati in Italia nel corso dell’anno 2013 è stato svolto grazie ai dati raccolti dall’inchiesta di Avviso Pubblico. In primo luogo abbiamo operato una selezione e una pulizia dei dati, operazione via via affinata al fine di rendere i dati in nostro possesso il più granulari e uniformi possibili, in modo che fossero facilmente utilizzabili. Particolare attenzione è stata riposta nella tracciabilità delle fonti: per ogni evento abbiamo annesso un link a un articolo che spiegasse l’accaduto. Questa scelta ha permesso a noi di verificare i dati di Avviso Pubblico, confermandoli o arricchendoli; il fruitore finale potrà così verificare l’attendibilità del lavoro e approfondire il singolo avvenimento.
    I testi di questo articolo sono stati realizzati dagli studenti.

    Gli studenti e autori

    Agnese Mirella Bamba, Alessandro Banani, Annalaura Ceré, Enrico De Mujà, Brenda Dello Margio, Michela Di Fiore, AngelaMaria Diciolla, Tommaso Fiaschi, Maria Emanuela Giordani, Valentina Lambertini, Erica Lomaestro, Antonino Noto, Francesca Palumbo, Marta Panighel, Francesco Patella, Annalaura Perini, Leonardo Sanna, Pietro Scipione, Sara Servadei , Andrea Troccoli, Gabriele Zanella, Francesca Zanella