Un confronto serrato di oltre tre ore tra chi i beni confiscati alle mafie li “governa” e chi invece li gestisce. Da un lato il Prefetto Bruno Frattasi, dal febbraio scorso Direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, dall’altro una decina di rappresentanti di cooperative e associazioni ai quali è stata affidata la gestione di alcuni immobili confiscati tra Campania, Puglia e Lazio. A fare da cornice all’incontro, che si è svolto lo scorso 19 luglio presso il bene confiscato di Sessa Aurunca gestito dalla Cooperativa Al di là dei sogni, i ragazzi dei campi di E!State Liberi!, che hanno avuto così la preziosa opportunità di entrare in contatto con le questioni che ogni giorno chi amministra e gestisce un bene immobile sottratto alle mafie si trova ad affrontare.

A poche ore dalla pubblicazione della relazione semestrale della DIA relativa al secondo semestre del 2018, nella quale viene sottolineato l’aumento esponenziale di sequestri e confische e che, ancora una volta, pone l’accento sulla capacità della mafia imprenditrice di condizionare pesantemente l’economia del Paese, il racconto di queste esperienze positive di riutilizzo sociale segna un orizzonte di possibilità che continua ad apparire come l’unica strada percorribile per dare senso e valore all’azione repressiva di Magistratura e Forze dell’ordine. Una rivoluzione quotidiana e spesso silenziosa, che, restituendo il maltolto alla collettività, restituisce dignità ai territori  e ai cittadini che li vivono.

Ma non è tutto così semplice. Sul tavolo ci sono anche le tante criticità che ancora pesano sul processo che, partendo dal sequestro, arriva al riutilizzo sociale dei beni immobili. Criticità sottoposte al Prefetto Frattasi dai soggetti gestori. Su tutte la necessità di individuare nell’Agenzia un interlocutore chiaro e definito, al quale potersi rivolgere per affrontare le questioni che riguardano la vita e le difficoltà quotidiane dei beni confiscati. Nelle richieste poste dai gestori e dai rappresentanti di Libera presenti all’incontro, anche il tema della trasparenza dei dati e delle informazioni, il ruolo dei cittadini monitoranti e quello, fondamentale ma non sempre efficiente, dei Comuni, oltre alle difficoltà legate all'annosa questione del potenziamento dell’Agenzia nazionale.

Il Prefetto Frattasi appunta tutto e risponde, punto su punto. Racconta il suo lavoro, le difficoltà quotidiane ma anche le buone prassi che l’Agenzia sta mettendo in campo, ribadendo la delicatezza e l’importanza del ruolo assegnato agli Enti Locali ai quali i beni vengono trasferiti e che devono garantire un riutilizzo veloce ed efficace. “Stiamo pensando – dice – di dare vita a un meccanismo di pre-gara prima di firmare i decreti di destinazione ai Comuni, per verificare a monte se esista una risposta adeguata del territorio alla prospettiva del riutilizzo sociale”. Solo dopo e solo in caso di esito positivo di questa indagine preventiva, l’Agenzia procederebbe al trasferimento al patrimonio del Comune. Un modo per evitare, secondo il Direttore, che, una volta arrivati ai Comuni, i beni restino inutilizzati.

“In Agenzia siamo pronti per il concorso che dovrà portare all’assunzione di 70 nuove figure professionali - dice a proposito del potenziamento dell’ANBSC previsto dal decreto sicurezza del 4 ottobre 2018. Ci sono le coperture finanziarie e abbiamo individuato i profili professionali di cui abbiamo bisogno. Ma abbiamo chiesto che ad occuparsi delle procedure concorsuali sia il Dipartimento della Funzione Pubblica. Confidiamo che il concorso venga bandito a breve”.

E a chi gli fa notare che lo stesso decreto ha introdotto la contestata previsione della vendita all’asta ai privati dei beni immobili confiscati, non risponde direttamente. Lo fa, forse, concludendo il suo intervento con una sottolineatura forte sul valore del riutilizzo sociale, di cui si dice fermamente convinto.