Libera e OnData con il progetto Confiscati Bene 2.0 partecipano al 4° Piano nazionale per l’open government.

Insieme al DPCoe-NUVAP (Nucleo di valutazione e analisi per la programmazione del Dipartimento per le politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri) e all’ANBSC (Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità confiscati), Confiscati Bene 2.0 è impegnato nella realizzazione di obiettivi finalizzati ad assicurare una sempre maggiore trasparenza così come definiti nell’ambito dell’azione 1- Dati aperti dell’Action Plan nazionale.

In particolare, con questa pubblicazione si avvia l’attività di realizzazione di reportage tematici con un approfondimento, dettato dalla ricorrenza del 25 novembre, Giornata mondiale per le donne vittime di violenza, su pratiche di riutilizzo sociale di beni confiscati alle mafie, con particolare attenzione a quelli che stimolano la partecipazione e il reinserimento di donne vittime di violenza e di violenza mafiosa.

Il portale Confiscati Bene e tutta la nostra strategia di costruzione di laboratori di monitoraggio civico locali nasce dalla consapevolezza di quanto sia importante costruire un rapporto stabile di fiducia tra cittadini e istituzioni.

Questo prima analisi nasce congiuntamente con OpenCoesione, il portale nazionale degli open data sulle politiche di coesione, che per celebrare questa giornata pubblica contestualmente a Confiscati bene una Data Card sui progetti finanziati dalle politiche di coesione per offrire sostegno alle donne vittime di violenza

Dall’analisi sui dati di monitoraggio selezionati e pubblicati nel corso dell’ultimo anno su OpenCoesione su questo tema parte dunque l’approfondimento di Confiscati Bene.

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20 progetti finanziati per circa 15 milioni di euro. 20 beni confiscati in 5 Regioni che diventeranno luoghi di accoglienza, sostegno, ascolto, accompagnamento e aiuto alle donne vittime di violenza. Tutto questo grazie al PON Legalità (Asse 3 "Favorire l'inclusione sociale attraverso il recupero dei patrimoni confiscati" - Azione 3.1.1 "Interventi di recupero funzionale e riuso di vecchi immobili in collegamento con attività di animazione sociale e partecipazione collettiva, inclusi interventi per il riuso e la ri-funzionalizzazione dei beni confiscati alle mafie") che, per la programmazione 2014 - 2020, ha previsto una linea di finanziamento, rivolta ai Comuni, che, tra i suoi specifici indirizzi, ne ha indicato uno finalizzato a sostenere interventi di rifunzionalizzazione dei beni confiscati da destinare a centri per donne che hanno vissuto la drammatica esperienza della violenza, nelle sue varie forme e manifestazioni.

Un investimento significativo e importante, che è il segno dell’attenzione nel contrasto alla violenza di genere e che coniuga i percorsi di recupero e riutilizzo del patrimonio immobiliare sottratto ai clan all’esigenza di moltiplicare le esperienze di sostegno alle donne sui territori.

Campania (8 interventi per oltre 6 milioni di euro), Sicilia (4 interventi per oltre 5 milioni di euro), Calabria (4 strutture per circa 2,5 milioni), Puglia (3 strutture per 158 mila euro), e Basilicata (1 struttura per 1 milione di euro) sono i territori interessati dai finanziamenti, che sono stati erogati ai Comuni ai quali spetterà il compito di attuare gli interventi di recupero strutturale degli immobili da assegnare (o già assegnati) mediante procedure ad evidenza pubblica a realtà sociali che si occuperanno poi di dare concretezza ai progetti.

Accadrà per esempio a Scafati, in provincia di Salerno, dove un intero fabbricato diventerà “La dimora di Iside”, un centro di accoglienza, articolato in quattro unità residenziali, capace di accogliere fino a 20 donne, eventualmente con anche con i loro bambini). O ad Afragola, in provincia di Napoli, sui terreni della Masseria Antonio Esposito Ferraioli, con un intervento finalizzato ad offrire sostegno nella gestione delle relazioni con i figli e nella valorizzazione delle competenze utili ad un reinserimento lavorativo.

Ma accadrà anche a Mesagne (Brindisi), a Palazzo San Gervasio (Potenza), a Gioiosa Ionica (Reggio Calabria), Capo d’Orlando (Messina) e in tanti altri Comuni del Mezzogiorno, dove restituire i beni confiscati per progetti di sostegno alle donne vittime di violenza aggiungerà valore a valore. E dove il riutilizzo sociale dei beni confiscati, ancora una volta e ancora di più, contribuirà a fare memoria di quelle donne vittime insieme della violenza mafiosa e di femminicidio. Come Lea Garofalo, testimone di giustizia ribellatasi alle logiche di mafia e uccisa per volontà del suo stesso marito.