di Dario Sousa e Silva - integrante ALAS - America Latina Alternativa Sociale

Il presidente del Brasile Bolsonaro, Lunedi 17 Giugno, ha firmato un Decreto che prevede di accelerare le procedure per la vendita dei beni confiscati dalla Segreteria Nazionale di lotta alle droghe (SENAD) - organo legato al Ministero di Giustizia, attraverso l'adozione di misure preventive. Si potrà quindi prevedere la vendita di beni confiscati, mobili ed immobili, ancor prima della sentenza definitiva.Il decreto deve essere ancora approvato dalla Camera e dal Senato.

Si tratta di una strategia politica per dare maggiore forza al Ministro della Giustizia Sergio Moro, che è stato accusato di faziosità nel processo contro l'ex presidente Lula da Silva, tanto da essere giudicato come responsabile della condanna, pur in assenza di prove, per corruzione "passiva" di Lula fino alla sua detenzione. Moro stesso ha poi stabililo che non si dovessero invece avviare  indagini nei confronti di un altro ex presidente, Fernando Henrique Cardoso.

Il decreto in questione, che dovrebbe prevedere misure preventive che rendano più efficace la vendita dei beni confiscati, è di fatto è una mossa fittizia e mediatica, considerando che la sua implementazione non dipenderà dalla legge che verrà approvata ma dalla decisione presa volta per volta dal Ministero di Giustizia.

Bolsonaro ha scelto questa operazione per "pulire l'immagine" del suo Ministro.  Da diverse intercettazioni trasmesse dal sito Intercept Brasil, infatti è emerso che Moro si fosse coordinato con l'ex giudice Deltan Delagnol per screditare la difesa di Lula durante il processo, assicurandosi che non fossero aperte indagini su Cardoso.

L'idea quindi di Bolsonaro è ora aumentare la popolarità di Moro e mettere in cattiva luce chi lo accusa.
Inoltre le misure preventive non eviteranno a prestanome, legati ai narcotrafficanti, di riacquistare i beni confiscati. Ciò che emerge è una crisi etica che porta l'intera società brasiliana a mercificare e valutare tutto come fonte di guadagno: di fatto il governo brasiliano sostiene  che sia necessario approfittare del fatto che il traffico di droga sia lucrativo per restituire questi beni alla comunità attraverso le aste. é evidente che ciò produrrà l'esito opposto, ossia non porrà assolutamente nessun freno al traffico di droga ed ai suoi profitti illegali.
I confini quindi tra legalità ed illegalità, tra etica ed opportunismo si assottigliando sempre di più in Brasile.
Infine, la vendita di beni confiscati PRIMA della sentenza definitiva riduce il loro prezzo d'asta, strumento utilizzato per la vendita, e questo faciliterà la criminalità a riappropriarsene, oltre al fatto che il rischio di appelli e di un verdetto favorevole per l'imputato, faranno sì che quei beni ritorneranno facilmente al loro "illegittimo" proprietario.