Da villa bunker della mafia a Scuola di cucina del Mediterraneo: è la storia di un bene confiscato a Salvatore Geraci, soprannominato il ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra, e assegnato al Comune di Altavilla Milicia.
Geraci aveva scelto un covo a cinque stelle per nascondersi: una villa che si erge sugli scogli di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo, a un passo dal mare. Come ogni nascondiglio mafioso, la decisione era caduta su un bene di lusso, protetto 24 ore su 24: la villa era una vera e propria fortezza, con recinzioni, mura e presidi. Un bunker che si è aperto alla fine degli anni '90, quando la proprietà è stata sequestrata dallo Stato.
Oggi il bene è gestito dal Consorzio Ulisse che ha dato vita al progetto “Cambio rotta . Il “villino Geraci” non è più un covo impenetrabile: è un luogo di incontro dove i giovani si incontrano per fare l'aperitivo e per ballare; dove chi ha passione per la cucina può seguire corsi specializzati oppure mangiare al ristorante che offre piatti tipici della cucina mediterranea.
La storia del “villino Geraci”. Il bene è stato costruito negli anni '60 non come bunker ma come abitazione di un medico. All'inizio degli anni '90, la villa è stata venduta a Salvatore Geraci, “un rampante imprenditore nel campo edile che a seguito di una faida interna, nel 2004, è stato ucciso”, racconta Davide Ganci, presidente del progetto “Cambio rotta” dal 2010 al 2016. Soltanto in un secondo momento, Geraci trasformò il bene in covo.
“Dall'esterno c'è una cinta di mura in pietra: dava l'idea che fosse proprio un bunker – racconta Ganci - Addirittura, nella parte superiore c'era una sorta di vedetta, una cabina in vetro nella quale si dice che il padre tenesse d'occhio il bene. Qualcuno dice che con sé portasse anche un fucile. Un'altra cosa particolarmente evocativa dal punto di vista del linguaggio mafioso era l'ingresso del garage: un muro in pietra a scomparsa che si apriva e chiudeva. Proprio per questo dava l'idea di un luogo inaccessibile”.
Poi il bene è stato sequestrato, confiscato e affidato al comune di Altavilla Milicia che nel 2010 ha emesso un bando pubblico per la gestione sociale dell'ex “villino Geraci”. Ad aggiudicarsi la gara è stato il Consorzio Ulisse, un'unione di cooperative di tipo b, cioè quelle che hanno il compito di gestire attività finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
La gestione. Dal 2012, Ulisse ha potuto organizzare iniziative culturali per valorizzare del territorio, lo sviluppo locale e la cultura della legalità. Uno degli obiettivi è quello di coinvolgere i giovani che, secondo i responsabili del progetto, “hanno una sensibilità maggiore” nei confronti della lotta alla criminalità organizzata. Proprio per questo motivo, tra le attività culturali ci sono anche le serate con la musica dal vivo, dove si canta e si balla.
Nel 2013, è iniziato il progetto “Cambio rotta” e nel 2014, grazie al bando della Fondazione con il Sud, è stata finanziata la scuola di cucina del mediterraneo. Si tratta di un’opportunità di formazione per professionisti e appassionati del settore della ristorazione, grazie a corsi di cucina “volti a divenire fulcro d’integrazione tra popoli e centro di condivisione di valori legati alle relazioni, allo sviluppo, alla creatività e alla comprensione”, si legge sul sito . I docenti sono chef di importanza internazionale che oltre alle lezioni pratiche sulla cucina mediterranea, svelano anche qualche segreto sui piatti tipici dei rispettivi Paesi di origine.
I problemi con l'amministrazione. L’11 febbraio 2014, il comune di Altavilla Milicia è stato sciolto per mafia () e, al posto del Consiglio comunale, si sono insediati i commissari prefettizi. Per il progetto “Cambio rotta” è iniziato qualche problema. “Dopo due mesi e mezzo (aprile 2014, ndr) ci arriva una lettera da parte dei commissari – spiega Ganci – dove ci intimavano di revoca perché, dalle segnalazioni che avevano avuto, sembrava che le attività non fossero coerenti con il progetto. A metà giugno, grazie anche alla prefettura, riusciamo ad avere un incontro con l’Amministrazione: le segnalazioni che aveva ricevuto erano molto vaghe. Ci dicono che per precauzione sarebbe meglio, per esempio, non vendere superalcolici e birre perché 'non è opportuno in un bene confiscato'. Noi comunque abbiamo le licenze per fare tutto”. Per evitare problemi, però, Ganci ha deciso di limitare le attività marginali, come quelle del bar del centro polivalente.