Le attività economiche delle mafie non sono limitate ai traffici illeciti ma travalicano la sfera del legale, con la cosiddetta economia criminale: il reinvestimento dei proventi delle attività criminose nell’economia lecita. Forme di non collaborazione economica possono essere molto efficaci per contrastarle, e il movimento antimafia ha adottato pratiche di consumo critico e boicottaggio. La legislazione antimafia italiana include strumenti volti a colpire i patrimoni mafiosi e il riutilizzo sociale dei beni confiscati, e rappresenta uno strumentario per implementare strategie di non collaborazione economica.

In quest'ottica l'articolo “Il riutilizzo sociale dei beni confiscati come strategia di non cooperazione economica contro la criminalità organizzata”, pubblicato sul numero speciale di dicembre 2018 della rivista “Moneta e Credito”, racconta anche l'esperienza di Confiscati bene nell'affiancare le fonti quantitative istituzionali, permettendo una migliore conoscibilità e fruibilità dei dati. Si affronta anche la centralità delle previsioni normative nel favorire l'aggiunta della non cooperazione economia allo strumentario delle politiche antimafia.

La dimensione dell'economia criminale rappresenta un elemento sempre più centrale quando si affronta il tema dei traffici delle organizzazioni criminali di stampo mafioso. La possibilità di reinvestire i patrimoni illeciti nell'economia legale, rappresenta un enorme vantaggio competitivo che permette alle mafie di entrare nel circuito economico contaminando la dimensione del lecito. In questo scenario, riuscire ad attuare forme di non cooperazione economica con gli operatori dell'economia criminale rappresenta uno strumento dall'enorme valore strategico per implementare un'efficace strategia di contrasto, sfruttando in particolare le pratiche del consumo critico e del boicottaggio.

La legislazione antimafia italiana in materia di beni confiscati alle organizzazioni criminali, basata su misure patrimoniali particolarmente efficaci e sul riutilizzo sociale, offre alcune formidabili opportunità per mettere in pratica simili strategie. Non solo la sottrazione dei beni permette di colpire efficacemente le ricchezze dei clan ma permette anche di dare alla “roba” entrata nel patrimonio dello Stato una nuova vita: dal malaffare al bene comune.

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Nicola Pedretti