Respiri un’area diversa la prima volta che metti piede in un bene confiscato alla Camorra e restituito alla collettività. L’atmosfera la percepisci pregnante di senso, guardi l’ambiente che ti circonda con attenzione. Non si tratta di una struttura qualsiasi, non si tratta di un’attività qualsiasi e ogni cosa sembra comunicarti quel messaggio.
È accaduto esattamente questo domenica scorsa, 19 maggio, durante l'iniziativa “Liberi di ripartire” promossa dal Progetto Policoro delle diocesi Nocera Inferiore-Sarno, alla scoperta di due beni confiscati alla Camorra, il caseificio gestito dalla cooperativa sociale Le Terre di don Peppe Diana a Castel Volturno e il fondo agricolo Nicola Nappo a Scafati. Una giornata pensata per toccare con mano delle testimonianze autentiche di come forme di lavoro etico, pulito, sostenibile siano concretamente realizzabili attraverso un impegno costante e una volontà che non si piega alle logiche dell'illegalitá. Ad arricchire questo viaggio due tappe intermedie: la visita alla tomba di don Peppe Diana, accompagnati dal Referente provinciale di Libera Gianni Solino, e il pranzo alla fattoria sociale Fuori di Zucca di Aversa, splendida realtà cooperativistica che ha restituito alla vita un ex manicomio, oggi luogo di accoglienza e rinascita. Ad accompagnarci in questo percorso è stato Riccardo Christian Falcone, responsabile del settore beni confiscati di Libera Campania.
Piovigginava quando il presidente della cooperativa “Le terre di don Peppe Diana”, Massimo Rocco, ci ha accolto introducendoci in questa affascinante realtà, nata nel 2010 attraverso bando pubblico. All’interno del caseificio c’era Michele, uno dei quattro soggetti svantaggiati sui cinque dipendenti che conta oggi la cooperativa. La cooperativa sociale “Le terre di don Peppe Diana”, che produce mozzarella di bufala DOP, è una delle nove in Italia nate da Libera Terra, progetto di Libera, atto a valorizzare i territori in cui le mafie sono particolarmente radicate, attraverso il recupero produttivo dei beni confiscati. Il loro percorso per restituire alla società la tenuta agricola appartenuta al boss Michele Zaza è iniziato circa dieci anni fa non senza ostacoli. Negli anni la realtà produttiva si è consolidata, confermando la scelta vittoriosa dei suoi sostenitori.
Il cielo si era ormai rischiarato quando invece siamo giunti nel pomeriggio al fondo agricolo Nicola Nappo, intitolato ad un giovane di Poggiomarino vittima innocente di camorra. La neonata realtà, inaugurata nel luglio del 2018, con la sua superficie di 12 mila metri quadri, si attesta come bene confiscato a vocazione agricola più esteso del salernitano. Destinato alla coltura di prodotti d’eccellenza dell’Agro Nocerino-Sarnese, come il cipollotto dop, ma anche alla piantumazione di frutteti e alla realizzazione di orti sociali, il fondo adempirà all'obiettivo di restituire ai cittadini quell'area un tempo appartenuta al clan Galasso, anche con l'organizzazione di un'area pic nic, con laboratori didattici con le scuole in loco, con la realizzazione di una pista ciclabile.
Attraverso le parole di Raffaella Casciello, nostra guida alla scoperta di questo bene, componente dell’ATS che ha vinto il bando di assegnazione del fondo, abbiamo visto davanti ai nostri occhi prendere vita anche i progetti non ancora realizzati, come la casupola smantellata durante due notte buie da ignoti per ostacolarne l'utilizzo, oggi al centro di una campagna di crowdfunding per la riqualificazione.
Negli occhi di Raffaella, Riccardo, Massimo, Gianni c'era la stessa luce di determinazione. “Qui la Camorra ha perso”, è lo slogan che accompagna le realtà che giorno dopo giorno con la schiena dritta aiutano a crescere. Un messaggio che è tempo diventi la colonna sonora dell'intera società.