
Succede in Africa, e più precisamente in Nigeria, in quei territori dai quali hanno origine forti migrazioni le cui cause sono spesso da ricercarsi in accordi nefasti legati al petrolio, con la nostra Eni e la Shell protagoniste, per come raccontano inchieste di Valori.it e Re:Common.
Nel Paese del delta del Niger, quindi, 500 cittadini monitoranti di oltre 40 diverse associazioni (guidati dall'organizzazione non gonvernativa Aneej, Africa Network for Environment and Economic Justice), sotto l'iniziativa "Monitoring of Recovered Assets through Transparency and Accountability" (in acronimo Mantra), hanno lavorato insieme per vigilare l'utilizzo di enormi patrimoni e beni confiscati a chi ha operato con flussi finanziari illeciti e per tramite della corruzione. Stiamo parlando di più di 300 milioni di dollari (a fronte di 800 milioni complessivi, una cifra gigantesca) rientrati dalla Svizzera alla Nigeria dal 2005 al 2017, e impiegati per progetti finalizzati alla salute pubblica, alla sicurezza sociale, all'istruzione, alla distribuzione pubblica dell'acqua, all'elettrificazione, alla creazione e mantenimento di strade.
Una volta rientrati questi capitali, il problema si poneva circa il come evitare venissero nuovamente dispersi, da cui appunto l'iniziativa Mantra. A questo link è possibile scaricare il report (in inglese) dedicato a questo incredibile lavoro portato avanti nel 2018.
Tutto questo è possibile perché le Nazioni Unite, nei 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030, al punto 16 riconoscono che "promuovere società pacifiche, eque e inclusive, fondate su sistemi di giustizia corretti e solidi, libere dalla criminalità e dalla violenza" costituisce la vera base nella lotta alla povertà e alle disuguaglianze, e contribuisce al contempo al rafforzamento della stabilità, alla crescita economica e alla tutela dell’ambiente.
Lo stesso obiettivo assume inoltre particolare rilievo poiché, per la prima volta nell’agenda per lo sviluppo dell’ONU, si fa specifico riferimento alla lotta contro i flussi finanziari illeciti (indicatore 16.1.4) e il traffico illegale di armi, invitando a rafforzare il recupero e la restituzione dei beni sottratti e di combattere tutte le forme di criminalità organizzata entro il 2030. Qualcosa che, a noi italiani, fa facilmente venire in mente la legge 109 del 1996 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati.
La logica di Confiscati bene 2.0 non è così diversa da questo lavoro di monitoraggio fatto in Nigeria: vogliamo lavorare affinché chiunque abbia a cuore il recupero, il riutilizzo e il ritorno alla collettività dei beni confiscati possa fare la propria parte divenendo cittadina/o monitorante, utilizzando gli strumenti che mettiamo a disposizione attraverso il portale, ci aiuti a mappare le pratiche di riutilizzo sociale.
Il nostro ... mantra è infatti lo stesso dell'iniziativa nigeriana Mantra: vigilare il bene comune, specie se significa riprenderci (e fare trasparenza su) quello che ci è stato rubato ad opera di mafiosi, corrotti e corruttori, operatori dell'illecito.
Infine, una presa di coscienza: dalla società civile nigeriana abbiamo davvero tanto da imparare.