Quanti sono in Italia i beni confiscati alla criminalità? E’ una domanda che da mesi la community di Confiscati Bene pone a rappresentanti delle istituzioni, a parlamentari, a magistrati e ai vertici dell’Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati. Non esiste un numero preciso, una fonte unica che consenta di ricostruire l’enorme patrimonio sottratto a boss mafiosi o narcotrafficanti, a colletti bianchi o corrotti, costituito da ville, appartamenti, capannoni, garage e uffici. Il tempo si è fermato al 7 gennaio del 2013, data dell’ultimo aggiornamento consultabile sul sito dell’Agenzia nazionale, che indicava in 11.237 immobili e in 1.707 aziende l’insieme degli asset frutto dell’economia illegale.

A colloquio con l'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati

I circa 13mila beni cui si fa riferimento oggi sono "confiscati dagli anni Ottanta al 2012", come spiegato da Stefano Caponi, responsabile dei servizi informatici dell’Agenzia nazionale beni confiscati, nel corso di una tavola rotonda organizzata a Milano da Transparency International, organizzazione che sta conducendo un’indagine su open data e lotta alla criminalità. Tra una casa e una ditta c’è un differente grado di sopravvivenza: è molto probabile che quegli immobili, confiscati anche trent’anni fa stiano ancora lì; la stessa certezza non si può avere per società e imprese, “la maggior parte delle quali è senza dipendenti ed è strumento stesso dell’economia criminale”, come ha più volte sottolineato il prefetto Umberto Postiglione, direttore dell’ANBSC, nominato a giugno 2014 dal Consiglio dei Ministri.

Le uniche novità: si pubblicano i decreti di destinazione

L’unico aggiornamento in atto sul sito dell’ANBSC riguarda la pubblicazione dei decreti di destinazione – in un formato pdf tutt’altro che aperto -, pieno di omissis e per niente utile a ricostruire la cronistoria di un bene confiscato.
I dati aggiornati al 7 gennaio 2013 non sono altro che gli ultimi dati forniti dall'Agenzia del Demanio, che ha smesso di raccoglierli il 31 dicembre 2012, passando il testimone al sistema Regio, che in effetti non è mai partito del tutto perché la sua fonte di informazioni sul piano giudiziario, il Sit.Mp è stato presentato solo nell'estate del 2014 ed è ancora in fase di rodaggio. Quindi, l’Agenzia non pubblica ancora i nuovi dati perché sta ricostruendo il database in cui confluiranno le informazioni sia sulle confische da misure di prevenzione patrimoniale (provenienti da: Sippi, il Sistema informativo di Procure e Prefetture; Sit.Mp, database delle misure di prevenzione patrimoniale, finanziato con fondi Pon per le Regioni del Sud), che le confische penali ex articolo 12 sexies della legge legge 356/1992.

Le nomine al Consiglio direttivo sbloccano le assegnazioni

Sul piano giudiziario e su quello amministrativo non si può dire che l’assalto ai patrimoni mafiosi, o illegali in senso più ampio, si sia fermato. Tutt’altro. Le recenti nomine dei membri mancanti del Comitato direttivo dell’ANBSC, attese ormai da sei mesi, consentiranno di sbloccare un migliaio di decreti di destinazione dei beni confiscati. Per poter leggere il resoconto di un lavoro finora riportato solo in comunicati stampa e in qualche verbale parlamentare bisognerà attendere mesi, forse il prossimo autunno, quando entrerà in funzione a pieno regime il sistema Regio. Nel più grande database nazionale sui beni confiscati **saranno inserite in molti casi anche a mano tutte le informazioni sulla vita del bene stesso, **dalla proposta di sequestro alla prima sentenza, fino alla destinazione finale. Allora sarà più lineare il percorso verso la restituzione di un ex bene criminale alla collettività e sarà più chiaro se e in quale punto esatto la macchina dell’antimafia avrà rallentato la sua corsa.

Foto: Theen Moy/Flickr