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L'edicola confiscata a Pisa - un racconto dal coordinamento di Libera in città

La mattina del 2 gennaio a Pisa è stata rimossa su iniziativa dell'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Michele Conti (Lega), l'edicola confiscata sita proprio nel centro della città. Durante il corso degli anni, questo bene è stato al centro di una fitta attività numerose associazioni e istituzioni che hanno lavorato per renderlo un presidio culturale che fosse in grado di rappresentare un monito sulla presenza delle mafie in una regione come la Toscana.La storia dell'edicola comincia nel 2013, quando (grazie all’indagine della Dia di Messina) viene arrestato Orlando Giordano Galati, esponente del clan dei tortoriciani. Questo verrà condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione con confisca di beni per 400.000 euro, tra cui figura un'azienda di rivendita di giornali e periodici che comprendeva nel patrimonio anche l’Edicola in Borgo Stretto. Dopo la confisca in primo grado il bene, in maniera del tutto innovativa, viene affidato prima ancora della confisca definitiva alla cooperativa AXIS, che continua la rivendita di giornali attraverso un progetto sociale di nome “I Saperi della Legalità” che include fra i lavoratori personale iscritto nelle categorie protette e decide di gestirla adottando alcune scelte commerciali etiche come la mancata vendita di materiale pornografico, inneggiante al fascismo o di gratta e vinci, nel 2014 e nel 2016 arrivano la confisca di secondo grado e successivamente la confisca definitiva. L'edicola entra definitivamente sotto la gestione dell'Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati, che conferma l'affitto alla cooperativa; durante tutti gli anni di attività di rivendita di giornali, l’edicola viene visitata da scuole, università, personalità di spicco e associazioni, tanto da farla diventare un simbolo della presenza mafiosa sul territorio e della sua sconfitta, anche grazie all’intervento della rete del coordinamento provinciale dell’associazione Libera. Il 1 marzo 2018 la cooperativa AXIS è costretta a dichiarare il progetto dell’edicola non più economicamente sostenibile e a restituire il bene alla gestione all’Agenzia Nazionale. Il 21 marzo della stesso anno, si tiene a Pisa la Giornata Regionale di Libera in ricordo delle vittime delle Mafie, dove già vengono presentate le prime proposte di riutilizzo sociale, che riguardano ad esempio l’impiego dell’immobile come sede di una web radio, con uno spazio per una biblioteca condivisa e un totem digitale che possa trasmettere informazioni sulle infiltrazioni mafiose nel territorio.Questa esperienza di riutilizzo rimane comunque un esempio virtuoso, che ha creato un precedente a cui ispirarsi nel territorio provinciale per creare nuovi progetti sulla stessa scia (dal momento che esistono ad oggi 55 beni immobili confiscati ancora da affidare solo in provincia di Pisa [dati openRegio]), e, in vista delle elezioni amministrative di giugno 2018, il Presidio Libera di Pisa fa firmare a tutti i candidati a sindaco una Carta di Impegno e Corresponsabilità che proponeva 4 punti di impegno, fra cui il contrasto all’illegalità; l’allora candidato sindaco Conti si era apparentemente mostrato interessato alla questione edicola e ad un suo riutilizzo sociale, avanzando proposte sulle quali intavolare un dialogo.A fine Maggio 2019, il presidio Libera di Pisa organizza tre settimane dedicate all’edicola e destinate a coinvolgere le scuole, le associazioni territoriali e le autorità e continuare a far vivere questo simbolo così importante. Bambini e ragazzi di molte scuole pisane elaborano per l’occasione disegni, lettere e proposte di riutilizzo e le affiggono sull’edicola, esibendosi poi in un flash mob partecipatissimo. In occasione del conferimento della laurea honoris causa arriva a Pisa lo stesso Don Luigi Ciotti, che si esprime personalmente sulla necessità di impegnarsi per creare un progetto condiviso. Il Sindaco di Pisa Conti si impegna pubblicamente a creare un tavolo per discuterne la destinazione con le associazioni del coordinamento provinciale di Libera. Aderiscono al progetto anche il Magnifico Rettore Paolo Mancarella e la Rettrice della Scuola Normale Superiore Sant’Anna Sabina Nuti. Molte erano state le proposte avanzate, da tutte le parti: il chiosco poteva essere spostato e ricreato secondo l’ordinanza comunale sul decoro urbano nella adiacente piazza Garibaldi, realizzandovi uno spazio condiviso dalle associazioni e dal Comune che potesse essere utilizzato come ufficio del turismo, spazio di riunione, oltre che possibilmente come sede di eventi aperti alla popolazione o bookshop delle Università pisane. Questi erano gli ultimi piani, queste le ultime parole scambiate con l’amministrazione comunale.Libera non ha mai direttamente gestito l’edicola, ma ha sempre lottato affinché questo bene potesse svolgere a pieno la sua funzione più basilare e naturale: essere un monito che ci potesse ricordare come, anche in Toscana, anche a Pisa, la mafia esiste e lascia dietro di sé tracce, persino che “ostruiscono il passaggio” in pieno centro. La rimozione di questo simbolo, dal significato che credevamo condivisibile e sapevamo apparentemente condiviso da tutti, lascia un grande vuoto, non solo fisico, che ci rammarica e che al tempo stesso ci da’ la forza di pretendere risposte e assunzione di responsabilità da parte di chi ha preso questa decisione silenziosa e dolorosa, nonché, a nostro avviso, sospetta ed inquietante.

Il comune di San Giuseppe Jato si registra ufficialmente su ConfiscatiBene

 Uno degli obiettivi di ConfiscatiBene è quello di fare diventare la Pubblica Amministrazione parte attiva del progetto.Il ruolo delle Istituzioni, specie nella diffusione e pubblicazione dei dati in formato aperto e consultabile da tutti, è fondamentale per assicurare trasparenza, integrità ed efficienza e per stimolare la partecipazione dei cittadini sotto l'insegna del governo aperto. Per questo ConfiscatiBene invita le PA in possesso di beni immonibili destinati alle mafie (l'80% sono Comuni) a richiedere l'iscrizione al progetto, tramite questo form.Ricevuta la richiesta, verrà fatta una verifica e poi a ogni PA verrà assegnata un utenza, che potrà inserire i dati sui beni, nel catalogo di ConfiscatiBene.Il primo Comune che ha adertio è quello di San Giusppe Jato! Non è un comune qualsiasi in questo contesto ed è per tutti noi un piacere dargli il benvenuto.San Giuseppe aderisce con una Delibera di Giunta Comunale in cui dichiara di condividere "pienamente l'obiettivo principale dichiarato dal progetto, cioé quello di promuovere la trasparenza sui beni confiscati con |'aiuto di cittadini, soggetti gestori, pubblica amministrazione attraverso la raccolta ela condivisione dei dati e il monitoraggio civico".Da oggi quindi, nel catalogo dei dati, c'è la pagina di questo speciale nuovo utente.I dati messi a disposizione dal Comune sono più ricchi e con più dettagli di quelli pubblicati in altre fonti, perché qui la fonte e primaria e arricchita con elementi legati agli obblighi di trasparenza sul patrimonio immobiliare (qui la pagina sorgente, del sito comunale).In ultimo un grazie a questa Pubblica Amministrazione e il suo personale, per la prontezza e per la disponibilità nello scegliere di partecipare al progetto.

Quarto: nasce l'Albergo diverso

Non capita spesso che i beni immobili arrivino a riutilizzo sociale in buone condizioni. È accaduto invece a Quarto, in provincia di Napoli, a pochi chilometri da Pozzuoli. Due ville confiscate al clan Perrone, considerato vicino alla famiglia criminale dei Polverino, messe bando dal Comune e assegnate per sette anni ad una ATS composta da cinque cooperativa:  Themis (capofila), Medihospes, Il Quadrifoglio, Amira e Smile. Insieme per dare corpo a un progetto ambizioso di riutilizzo sociale, che ha come destinatari i disabili.L'idea progettuale mira a realizzare una struttura per il "Dopo di noi" e una struttura ricettiva alberghiera per il turismo sociale. I destinatari saranno formati per co-gestre le attività da realizzare, sia in ambito turistico-alberghiero che nella organizzazione e gestione di eventi. L'output di progetto consiste nel contrasto e nella preventzione degli esiti delle malattie invalidanti e dell'abbandno, avviando una serie di azioni fondate su interventi ricostruttivi e di valorizzazione del contesto sociale e relazionale. Interventi che, secondo i soggetti proponenti, saranno in grado di modificare le prognosi delle persone affetta da malattie croniche e cronico-degenerative, aumentando il livello della qualità della vita."Albergo diverso" è il nome scelto per il progetto e per la struttura che lo ospiterà, permettendo agli ospiti di intraprendere percorsi di vita in un gruppo di pari, svolgendo attività mirate al contrasto delle conseguenze negative legate alla condizione di disabilità attraverso un percorso di tutoraggio lavorativo il cui esito dovrà essere, appunto, la co-gestione, accanto a persone normodate, dei due beni confiscati.Il progetto ha registrato, già in fase di definizione della proposta, numerosi partenariati, tra cui quello con la ASL Napoli 2 nord e numerose altre realtà associative e cooperative. La consegna delle chiavi delle due ville è avvenuta lo scorso 6 dicembre, nel corso di una cerimonia che ha aperto alla comunità le porte dei due beni. In un contesto, quello del territorio di Quarto, che a breve vedrà consegnarsi altri 60 beni immobili, che, nelle intenzioni dell'Amministrazione comunale, dovranno essere riutilizzati per nuovi progetti sociali e per dare risposte a nuclei familiari che vivono il problema dell'emergenza abitativa. 

I beni confiscati nel Sannio: il report di monitoraggio del Coordinamento di Libera

Diffondere la cultura e la pratica del monitoraggio civico dei beni confiscati. Con questo obiettivo, declinato come espressione e strumento della cultura della trasparenza, è nato Confiscati bene. Un obiettivo perseguito, in questo primo anno di attività progettuale, anche grazie ai numerosi percorsi di formazione e approfondimento attivati su tutto il territorio nazionale, di cui le Scuole Common regionali hanno costituito occasioni privilegiate.È stato così anche in Campania, dove la formazione regionale sul monitoraggio civico dei beni confiscati ha chiamato a  raccolta attivisti e volontari di Libera, provando a stimolare la nascita sui territori di comunità monitoranti in grado di vigilare sui percorsi di riutilizzo dei beni confiscati. Percorsi che cominciano a dare frutti incoraggianti.Come nel caso del Coordinamento di Libera a Benevento, che nei mesi scorsi ha condotto un attento e puntuale lavoro di monitoraggio che ha portato alla redazione di un report (lo trovate allegato a questo articolo) che può costituire senz’altro un riferimento interessante per quanti intendano moltiplicare queste esperienze.Il documento scatta una fotografia dell’attuale situazione dei beni confiscati su tutto il territorio provinciale, a partire dai dati istituzionali raccolti sul portale OpenRegio. Individuati i Comuni interessati, è cominciato il lavoro di raccolta dei dati di maggiore profondità, che si è tradotto anche in vere e proprie visite di monitoraggio (come quella in occasione della tappa beneventana del Festival dell’Impegno Civile, di cui abbiamo scritto qui).Il risultato finale è un apprezzabile lavoro di documentazione e divulgazione, che mette insieme dati e informazioni sugli estremi catastali, l’ubicazione e la consistenza dei beni, notizie sui proposti e la destinazione degli immobili, mappe e geolocalizzazioni e, in alcuni casi, addirittura i decreti di destinazione.Un lavoro ancora in evoluzione e in ulteriore approfondimento, che, nei piani del Coordinamento provinciale di Benevento, dovrà sfociare in una vera e propria pubblicazione.A dimostrazione che si può fare!

Fondo Agricolo Nicola Nappo. Un anno di memoria e impegno.

Dai segni del potere al potere dei segni. Ma anche dal degrado alla bellezza, dalla morte alla vita, dall’abbandono alla partecipazione.In un anno l’esperienza del Fondo Agricolo Nicola Nappo di Scafati, città cuscinetto tra le province di Salerno e Napoli, da sempre crocevia di interessi criminali, è riuscita a costruire un cammino di riscatto che sta dando frutti straordinari di dignità e cambiamento.120 mila metri quadro di terreno, troppo a lungo identificati come “le terre di Galasso”. Pasquale Galasso, boss della Nuova Famiglia divenuto poi collaboratore di giustizia, era infatti il proprietario di questi terreni, così come della mastodontica villa accanto alle sue terre, oggi sede della Guardia di Finanza.Oggi quelle terre sono il Fondo Agricolo intitolato a Nicola Nappo, ucciso per un fatale scambio di persona il 9 luglio del 2009 nella vicina Poggiomarino, a soli 23 anni. La stessa vittima innocente cui è intitolato il Presidio di Libera a Scafati, con cui l’ATS Terra Vi.Va., assegnataria del bene, condivide questo straordinario percorso di liberazione.È stato un anno di grandi sacrifici e di tanta fatica. Ma i risultati raggiunti danno davvero e concretamente il segno di un cambiamento che si vede, si tocca, si assapora. Sì, si assapora. Come si può assaporare la bontà della passata di pomodoro 9 maggio, frutto della prima raccolta di pomodori San Marzano DOP avvenuta sul bene. Un prodotto buono e giusto, che i gestori del bene stanno presentando proprio in queste settimane in giro per il territorio e del quale, nel corso di un’assemblea pubblica convocata per il 24 novembre, ad un anno esatto dall’installazione della targa con la quale quei terreni venivano ribattezzati alla memoria di Nicola Nappo, hanno fatto dono a tutte le donne e gli uomini che in questi dodici mesi hanno messo testa, cuore e braccia per il recupero, la valorizzazione e la restituzione alla collettività del più grande bene confiscato della Provincia di Salerno e dell'Agro nocerino-sarnese.Ma non c’è solo la passata tra i risultati del bilancio sociale presentato domenica scorsa e che potete consultare qui o scaricare in fondo alla pagina. C’è la riqualificazione dei terreni e dei piccoli fabbricati (alcuni dei quali oggetto, nei primi mesi di attività, di furti e vandalizzazioni), c’è la piantumazione del frutteto, il percorso didattico e turistico, quello per lo sport e il tempo libero, il cipollotto nocerino, i campi di E!State Liberi!, la straordinaria esperienza degli orti urbani assegnati a 70 famiglie del territorio. E ancora, le relazioni costruite con le imprese e le scuole del territorio, gli eventi pubblici, i mercatini.Certo, la fatica è tanta e, per affrontarla, occorrono forza, coraggio e determinazione. Ma è tanta anche la bellezza. E dunque ne vale davvero la pena.

Nasce il portale con i dati in formato aperto sulle Aziende confiscate

La notizia l'ha data ieri (26 novembre 2019) il Ministero dell'Interno: Nuovo impulso al sistema di destinazione e riuso dei beni sequestrati e confiscati ai criminali mafiosi. E' stata presentata, oggi, al Viminale la piattaforma open data "Aziende confiscate", un progetto per lo scambio di informazioni tra Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati (Anbsc), Unioncamere e InfoCamere.È un'ottima notizia perché i dati aperti e pubblici sulle aziende sequestrate e confiscate alle mafie erano ancora troppo pochi e spesso aggregati.Questa iniziativa ha come primo esito la pubblicazione di un portale dedicato denominato "Open Data Aziende Confiscate", finanziato dal Programma Operativo Nazionale "Legalità" 2014-2020 del Ministero dell'Interno.Nel portale sono pubblicate le informazioni relative alle aziende definitivamente confiscate che sono in gestione dell'ANBSC oppure da questa destinate.Fonte primaria dei dati presenti è il sistema "ReGIO", il sistema informativo di cui si è dotata l'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati [...].Attraverso il Registro Imprese (art. 8 della legge 580/1993 e ss.mm.ii. - ossia l'anagrafe economica e strumento di pubblicità legale previsto dal Codice civile; art. 2188 e seguenti) che contiene i dati ufficiali di tutte le aziende italiane, le informazioni in possesso dell'ANBSC sono state arricchite dei dati e delle notizie inerenti la natura delle stesse e la loro collocazione.I dati sono pubblicati in formato JSON-LD -  un formato di interscambio di Linked data, che utilizza JSON - perché uno degli obiettivi del progetto è proprio quello dell'interoperabilità di questi dati con altri servizi e banche dati.Si tratta di informazioni su 2235 aziende, di cui circa l'85% è in "gestione", distribuite secondo le categorie (codice Ateco) della tabella sottostante.Per facilitarne una lettura a chi non sa aprire i dati in questo formato, abbiamo convertito i dati in formato CSV:i dati di ANBSC;i dati sulle stesse aziende, con l'arricchimento di dati Unioncamere;l'unione dei due file.I dati contegono pochi informazioni di dettaglio sull'aziende in elenco - pensiamo per ragioni "legali" - ma ci sembra un buon inizio e una buona notizia.settoreAtecoconteggioF Costruzioni518G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut...488I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione182L Attività immobiliari160C Attività manifatturiere157H Trasporto e magazzinaggio125X Imprese non classificate112A Agricoltura, silvicoltura pesca98N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp...88R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e diver...85M Attività professionali, scientifiche e tecniche39S Altre attività di servizi38K Attività finanziarie e assicurative36D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condiz...33E Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione d...23J Servizi di informazione e comunicazione20Q Sanità e assistenza sociale17B Estrazione di minerali da cave e miniere13P Istruzione3   

25 novembre - il riutilizzo sociale dei beni confiscati a sostegno delle donne vittime di violenza

 Libera e OnData con il progetto Confiscati Bene 2.0 partecipano al 4° Piano nazionale per l’open government.Insieme al DPCoe-NUVAP (Nucleo di valutazione e analisi per la programmazione del Dipartimento per le politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri) e all’ANBSC (Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità confiscati), Confiscati Bene 2.0 è impegnato nella realizzazione di obiettivi finalizzati ad assicurare una sempre maggiore trasparenza così come definiti nell’ambito dell’azione 1- Dati aperti dell’Action Plan nazionale.In particolare, con questa pubblicazione si avvia l’attività di realizzazione di reportage tematici con un approfondimento, dettato dalla ricorrenza del 25 novembre, Giornata mondiale per le donne vittime di violenza, su pratiche di riutilizzo sociale di beni confiscati alle mafie, con particolare attenzione a quelli che stimolano la partecipazione e il reinserimento di donne vittime di violenza e di violenza mafiosa. Il portale Confiscati Bene e tutta la nostra strategia di costruzione di laboratori di monitoraggio civico locali nasce dalla consapevolezza di quanto sia importante costruire un rapporto stabile di fiducia tra cittadini e istituzioni. Questo prima analisi nasce congiuntamente con OpenCoesione, il portale nazionale degli open data sulle politiche di coesione, che per celebrare questa giornata pubblica contestualmente a Confiscati bene una Data Card sui progetti finanziati dalle politiche di coesione per offrire sostegno alle donne vittime di violenza Dall’analisi sui dati di monitoraggio selezionati e pubblicati nel corso dell’ultimo anno su OpenCoesione su questo tema parte dunque l’approfondimento di Confiscati Bene.–--- 20 progetti finanziati per circa 15 milioni di euro. 20 beni confiscati in 5 Regioni che diventeranno luoghi di accoglienza, sostegno, ascolto, accompagnamento e aiuto alle donne vittime di violenza. Tutto questo grazie al PON Legalità (Asse 3 "Favorire l'inclusione sociale attraverso il recupero dei patrimoni confiscati" - Azione 3.1.1 "Interventi di recupero funzionale e riuso di vecchi immobili in collegamento con attività di animazione sociale e partecipazione collettiva, inclusi interventi per il riuso e la ri-funzionalizzazione dei beni confiscati alle mafie") che, per la programmazione 2014 - 2020, ha previsto una linea di finanziamento, rivolta ai Comuni, che, tra i suoi specifici indirizzi, ne ha indicato uno finalizzato a sostenere interventi di rifunzionalizzazione dei beni confiscati da destinare a centri per donne che hanno vissuto la drammatica esperienza della violenza, nelle sue varie forme e manifestazioni. Un investimento significativo e importante, che è il segno dell’attenzione nel contrasto alla violenza di genere e che coniuga i percorsi di recupero e riutilizzo del patrimonio immobiliare sottratto ai clan all’esigenza di moltiplicare le esperienze di sostegno alle donne sui territori. Campania (8 interventi per oltre 6 milioni di euro), Sicilia (4 interventi per oltre 5 milioni di euro), Calabria (4 strutture per circa 2,5 milioni), Puglia (3 strutture per 158 mila euro), e Basilicata (1 struttura per 1 milione di euro) sono i territori interessati dai finanziamenti, che sono stati erogati ai Comuni ai quali spetterà il compito di attuare gli interventi di recupero strutturale degli immobili da assegnare (o già assegnati) mediante procedure ad evidenza pubblica a realtà sociali che si occuperanno poi di dare concretezza ai progetti. Accadrà per esempio a Scafati, in provincia di Salerno, dove un intero fabbricato diventerà “La dimora di Iside”, un centro di accoglienza, articolato in quattro unità residenziali, capace di accogliere fino a 20 donne, eventualmente con anche con i loro bambini). O ad Afragola, in provincia di Napoli, sui terreni della Masseria Antonio Esposito Ferraioli, con un intervento finalizzato ad offrire sostegno nella gestione delle relazioni con i figli e nella valorizzazione delle competenze utili ad un reinserimento lavorativo. Ma accadrà anche a Mesagne (Brindisi), a Palazzo San Gervasio (Potenza), a Gioiosa Ionica (Reggio Calabria), Capo d’Orlando (Messina) e in tanti altri Comuni del Mezzogiorno, dove restituire i beni confiscati per progetti di sostegno alle donne vittime di violenza aggiungerà valore a valore. E dove il riutilizzo sociale dei beni confiscati, ancora una volta e ancora di più, contribuirà a fare memoria di quelle donne vittime insieme della violenza mafiosa e di femminicidio. Come Lea Garofalo, testimone di giustizia ribellatasi alle logiche di mafia e uccisa per volontà del suo stesso marito.

A Genova le saracinesche parlano: e raccontano di 44 beni confiscati riassegnati

Davide Ghioresponsabile Beni Confiscati per Libera GenovaCantiere per la Legalità Responsabile In una passeggiata per i carruggi del centro storico di Genova può capire di imbattersi in delle saracinesche dipinte. Sopra il disegno delle scritte reciteranno che “Un bene confiscato cambia il volto alla città”, “v’illuminerà”, “apre alla bellezza”, “smuove le acque”, “è spazio per le idee” e se le si visiterà tutte seguendo il percorso suggerito da ognuna di esse si potrà scoprire che un bene confiscato può essere e può fare moltissime altre cose. Potrà capitare anche di trovare delle scolaresche intente a seguire l’intricato percorso. L’idea di “far parlare” le saracinesche confiscate nei vicoli, altrimenti assolutamente anonime e indistinguibili dalle altre, è stata portata avanti negli ultimi 3 anni da un gruppo di attivisti e associazioni del centro storico, il Cantiere per la Legalità Responsabile, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo una delle più grandi confische di immobili alla criminalità organizzata del Nord Italia.La confisca Canfarotta, definitiva nel 2014, conta infatti ben 96 beni a Genova, 69 concentrati nel centro storico e la maggioranza nel sestiere della Maddalena, un luogo dove, a fronte di un tenace tessuto sociale e commerciale, lo spaccio e la prostituzione in pieno giorno sono problemi decennali quando non secolari. L’abbandono che il centro storico ha subito nel secondo dopoguerra, magistralmente raccontato con le note di Fabrizio De Andrè, non ha aiutato certo a risolverli.La famiglia di origine palermitana dei Canfarotta si inserì perfettamente in questo sottobosco criminale, affittando a prezzi decisamente troppo alti le decine di piccoli appartamenti a prostitute e migranti irregolari in cerca di riparo. Tali caratteristiche hanno comportato molte problematiche per arrivare al riutilizzo: la necessità dello sgombero di decine e decine di persone, le condizioni fatiscenti di molti immobili, la presenza dei prevenuti in alcuni appartamenti, la difficoltà nel creare un dialogo con l’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC) sulla gestione dei beni, la necessità di investimenti, i vari debiti da saldare coi condomini a carico dei vicini. Tutto ciò ha reso molto complesso il percorso di riassegnazione, che spesso è andato avanti “a singhiozzo” grazie a scandali nazionali e locali a mezzo stampa.Nel febbraio del 2017 il Comune di Genova acquisì 11 immobili, che hanno dato vita oggi, grazie a bando pubblico, a due belle realtà riutilizzate: un’aula studio, gestita dall’Associazione Pas à pas, che crede nelle lingue come strumento di integrazione e organizza corsi di italiano per stranieri, e la bottega Mani d’Oro, gestita dalla Parrocchia delle Vigne, dove vengono venduti i prodotti ottenuti con materiali di scarto da un mite artigiano con un passato difficile alle spalle, ospite della parrocchia.Nel 2019 un’inchiesta del Fatto Quotidiano, ripresa da Le Iene, ha portato alla luce, partendo dalle dichiarazioni dell’ultima coadiutrice della confisca, una situazione paradossale: il Tribunale di Genova all’epoca del sequestro aveva stipulato dei contratti provvisori con le decine di inquilini degli appartamenti sequestrati, che erano stati prolungati anche nei 10 anni dopo; diverse prostitute quindi continuavano a esercitare pagando un regolare affitto allo Stato.In seguito a questa inchiesta, Agenzia e Comune di Genova hanno accelerato il processo di riassegnazione, sperimentando una nuova procedura nei rapporti tra Agenzia e Enti Locali. Il Comune di Genova infatti ha indetto nella tarda primavera del 2019 un bando pubblico sugli 81 beni ancora gestiti dall’Agenzia, prima di averli acquisiti: avrebbe acquisito quindi solo gli immobili per i quali fossero pervenute risposte al bando (mentre di solito il bando viene fatto dopo la destinazione dei beni dall’Agenzia Nazionale al Comune). L’operazione ha portato alla riassegnazione sulla carta di 44 immobili, la cui destinazione al Comune è stata votata dal consiglio comunale il 15 ottobre: 36 appartamenti, 8 bassi. Svariate le attività di riutilizzo previste: una ciclofficina per riparare biciclette, una stazione di web radio, social housing, emergenza abitativa, un albergo diffuso sociale, un alloggio temporaneo per padri separati, una biblioteca, usi istituzionali degli organi di decentramento, magazzini. 9 sono i soggetti gestori, associazioni e cooperative sociali, molti di queste a capo di cordate che coinvolgono molte altre realtà.La confisca Canfarotta ha fatto irrompere nel dibattito pubblico genovese l’argomento dei beni confiscati, fino a quel momento assolutamente marginale in città, e la nascita di così tante realtà riassegnate potrà costituire un fenomeno interessante per i delicati rapporti della realtà del centro antico. La strada è ancora lunga per la completa riassegnazione, ma finalmente le saracinesche iniziano a parlare a sempre più persone. 

Piemonte: bando assegnazione villa confiscata a San Giusto Canavese

Articolo di Gabriele Tassinari Il 30/9 la Città Metropolitana di Torino ha pubblicato il bando per raccogliere manifestazioni di interesse da parte di associazioni ed enti del terzo settore per il riutilizzo di una villa confiscata nel comune di San Giusto Canavese. La villa è un immobile di pregio su due piani, circondato da un ampio giardino e collocato a pochi minuti di cammino dal centro della città.Le proposte dovranno avere finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale per il territorio ed essere presentate entro il 14/11/2019. L’assegnazione avrà una durata prevista di 6 anni con possibilità di rinnovo. (qui il bando e le modalità di partecipazione). La storia del bene ne fa un caso unico nel Nord Italia: fu confiscata nel 2011 a Nicola Assisi, tra i più importanti broker internazionali della cocaina al servizio della ‘ndrangheta, arrestato pochi mesi fa dopo una latitanza di dieci anni in Brasile.Nel 2015 la guardia di finanza coordinata dalla DDA di Torino smantellò l’organizzazione di narcotraffico legata ad Assisi, capace di riversare in Italia centinaia di chili di droga ogni mese, con l’operazione “Pinocchio”. Diversi milioni di euro in banconote furono rinvenuti nel giardino della villa. Lo sgombero definitivo del bene, occupato da congiunti, è stato realizzato nel 2018. Pochi mesi dopo ignoti hanno cercato di distruggerlo posizionando bombole di gas all’interno, tentativo fortunatamente risoltosi con danni non gravi. L’associazione Libera e i cittadini, insieme alle forze dell’ordine e all’amministrazione comunale di San Giusto, hanno risposto con forza presidiando la villa, organizzandovi eventi e richiamando la massima attenzione pubblica sulla gravità del fatto e sulla necessità di una decisa reazione da parte delle istituzioni responsabili.Infine, queste hanno risposto alle sollecitazioni della società civile: in seguito all’intesa raggiunta in una conferenza di servizi tenutasi il 8/8/2019 nella villa tra vertici dell’Agenzia Nazionale per i beni Sequestrati e Confiscati, della Città Metropolitana di Torino, Prefettura, Comune di San Giusto e Regione Piemonte, si concretizza ora un percorso di riutilizzo per l’immobile. Per approfondire: Sito di Libera Piemonte e Geoblog.Documentario “Gli Uomini d’oro di Biancaneve” del giornalista Giuseppe Legato.

Eboli: pubblicato un nuovo bando per l'assegnazione di un appartamento confiscato alla camorra.

È stato pubblicato lo scorso 28 agosto dal Comune di Eboli, in provincia di Salerno, un nuovo Avviso di selezione pubblica per la realizzazione di un progetto avente finalità sociali in un appartamento confiscato alla camorra (qui il link al bando e al modello di domanda, che è possibile scaricare anche direttamente su questa pagina). La scadenza per la presentazione delle domande è fissata alle ore 12.00 del prossimo 12 settembre. L'appartamento negli anni passati ha ospitato il progetto Art House, che ha previsto la conversione del bene confiscato in un laboratorio di arte e creatività, grazie al finanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile - con l'avviso pubblico "Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici". Il bene si trova in un palazzo suddiviso in sette diverse unità immobiliari, cinque delle quali confiscate. Il fabbricato è situato nella parte estrema della periferia di Eboli, in località Corno d’Oro, a pochi passi dal centro commerciale Outlet Cilento.Le proprietà appartenevano alla famiglia Procida, clan di camorra operante nella Piana del Sele tra gli anni '70 e gli anni '90. Nello stesso immobile, la Cooperativa Spes Unica, presso la quale quest'anno si sono svolti anche i campi di impegno e formazione di E!State Liberi!, occupa già altri appartamenti in cui vivono adolescenti e bambini. Negli appartamenti è stata infatti autorizzata l’attivazione di una comunità alloggio per minori di età compresa tra i 13 e i 18 anni, minori provenienti anche dall’area penale e di un centro diurno polifunzionale per minori. Il bando recentemente pubblicato prevede la concessione dell'immobile per sei anni, con possibilità di rinnovo per ulteriori sei anni. La selezione per la concessione e l'assegnazione del lotto avverrà sulla base della valutazione della struttura organizzativa dei soggetti sociali che presenteranno la domanda, dell'obbligo di dare avvio al progetto entro tre mesi dalla data di stipulazione della convenzione e della valutazione dei progetti di riutilizzo sociale proposti. È in ogni caso esclusa la possibilità di utilizzare l'appartamento come sede sociale.